Umberto Marconcini "Uccellino"


Parlare di gare remiere in Venezia, la mente va a Umberto Marconcini,pilastro della leggendaria “ciurma” del Palio della Rinascita, che condusse il nostro Gozzo rossobianco alla conquista del primo “cencio” della nostra leggenda storica del Palio Marinaro 1951-52-53. Non ancora ventenne, Uccellino riuscì insieme ai compagni di quella “ciurma”, ad esaltare i pensieri di noi ragazzi che ogni sera spenzolando dalle spallette, assistevamo alle evoluzioni del nostro amato gozzo. Quasi mio coetano, Umberto essendo nato nel 1932, trascorrevamo molte delle ore presso il Bar Sport della Silla, ascoltandolo in religioso silenzio quando raccontava le sue avventure remiere, e lo faceva con un linguaggio strano e colorito da sembrare e forse lo sono aneddotti. La sua straordinaria storia sportiva è già stata narrata, ed io commenterò solo quello che la mia memoria racconta. Da sempre, allenatore, da sempre timoniere per la sua caratteristica voce, che imprimeva i ritmi di voga, e dava tranquillità a noi vogatori, Uccellino assunse il ruolo a lui congeniale di Mister. In questa veste compì un vero miracolo nel 1957-58, riuscendo ad assemblare una ciurma quella dell'Eca, che ancora oggi fa eco nella memoria della storia. Nel 1961, creò un capolavoro tecnico mettendo al timone” Paccale” Amleto Natali, e assemblando un equipaggio di ragazzotti del Rione. Quindi nel 1963 sempre Uccellino riuscì a compiere un'altro capolavoro tecnico tattico, vincendo sempre da allenatore il Palio di Mascagni e il 2° Cencio della nostra leggenda quello del 1957-58-63. Vulcano di idee innovative come Pecchio, riuscimmo a mandarlo al timone i regolamenti lo permettevano. In questa doppia veste di allenatore e timoniere, era imbattibile, vincendo il Palio del 1969-70-71, e regalando al rione il 3° “Cencio”, e due Coppe Barontini 1967-69. Con l'avvento dei gozzi nuovi 1973, Uccellino lasciò di nuovo il “biagio”, poichè i regolamenti indicavano un Palio residenziale. Allenò il gozzo fino al 1981, ma già dal 1970 circa stava intraprendendo l'avventura per lui gratificante quella di allenatore della “canottieri Porto”: In questa veste ottenne notevoli successi, condusse svariati equipaggi a livelli nazionali e mondiali. Nel 1981 prima dei Risi'atori i ragazzi assunsero a sua insaputa della “pappa reale, un energetico”, ciò causò un diverbio con la dirigenza che condusse all'abbandono della Cantina. Approdò forse questo il motivo verso l'avversario Ovosodo, forse perchè suo figlio Alessandro vogava lì, forse perchè voleva assumere la guida di timoniere che i regolamenti impedivano, abitando in via E.Rossi, forse per motivi ancora ignoti e mai chiariti, forse. Comunque il vuoto lasciato, fu al momento doloroso e incolmabile, ma da sempre noi Veneziani rotti a simili avventure e difficoltà, è nel nostro codice genetico, colmammo quel vuoto. La Cantina rossobianca da sempre ricorda i propri figli, e Uccellino è, e rimane un figlio della Venezia, e per quello che ha dato, grazie Umberto.
Commento di Luigi Suardi