Storia della Sezione Nautica Venezia

La vittoria della prima Coppa Barontini coincide con l'apertura della nuova cantina avvenuta qualche mese prima, il 6 gennaio. I locali sugli scali Finocchietti erano infatti divisi con altri equipaggi di altri rioni come, ad esempio, lo Shangay e molta altra gente che con il Venezia non aveva niente a che fare. C'era bisogno di spazio, di intimità ma soprattutto c'era bisogno di ritornare alle origini, alla tradizione della quale i veneziani sono fieramente attaccati. L'idea di aprire la nuova cantina alla Tura, nei pressi dell'Erta dei risiatori, quasi sullo stesso luogo dove nacque la Società Nautica, fu di Pecchio coadiuvato da Dino Lorenzini detto Cammello, Augusto Angella detto Niccolo, zio di Gigi Suardi, Urbino Paoli, Primino Fastame, Dino Fanelli e il presidente Nedo Arrigoni che aveva rilevato, per raggiunti limiti di età, Vincenzo Volpi. Dopo un anno di transizione, il 1968, terzi classificati nel Palio, il 1969 porterà un splendida doppietta. Palio e Coppa Barontini. Nella trentesima edizione della gara per il cencio, davanti a 30.000 livornesi, il Venezia interrompe il dominio del Pontino San Marco vittorioso per tre anni di fila in una gara appassionante che i rosso-bianchi vinceranno per soli 3''proprio davanti ai giallo-rossi mentre nella gara a cronometro sui fossi,stabiliranno il nuovo record in 15'20''07. E siamo giunti al 1970 che vede ancora vittorioso l'equipaggio guidato da Uccellino sui temutissimi cugini. Alla fine dell'articolo de “La Nazione” su quella gara, si leggerà:“Il serrate finale è entusiasmante; il Pontino, sistemato quasi alla pari con il Venezia, effettua un forcing strepitoso ed impegna i biancorossi allo spasimo. Sul traguardo però è lo Sgarallino a mettere la prua davanti a tutti con il tempo di 9'55”; ed il Pontino è secondo anche lui con un tempo inferiore ai dieci minuti: 9'59”4.” Arrivato nei pressi della cantina veneziana, l'Andrea Sgarallino verrà salutato da un grande tripudio dei rionali che tra urla e applausi si sentirà addirittura gridare ad un componente dell'equipaggio: “bravo palle d'oro di mamma! Hai vinto per noi”. Bravo palle d'oro è una frase che spesso veniva detta ai vogatori veneziani da parte delle madri o dei papà specialmente quando vincevano. Oggi purtroppo queste frasi non si sentono più. Nel 1971,al sorteggio dei gozzi, la dea bendata non è favorevole al Venezia ai rosso-bianchi infatti toccherà “Ciccia Nera” così infatti chiameranno il gozzo più pesante. Ma non importa, passato lo sconforto i veneziani faranno di Ciccia Nera un gozzo vincente andando a vincere il nono Palio della loro storia con una grande impresa quella cioè di vincere per la seconda volta tre palii consecutivi conquistandosi definitivamente il secondo cencio. Per le troppe polemiche, ogni anno sempre più accese, dei gozzi dal peso diverso, l'allora Sindaco Bino Raugi, sempre sostenitore dell'antica tradizione labronica, decide di far costruire, con l'aiuto della Provincia e della Compagnia Lavoratori Portuali, da Giovanni Nerbi coadiuvato da altri esperti maestri d'ascia, otto gozzi, muniti dei loro palamenti, a dieci a vogatori dallo stesso peso. Per questo motivo il Palio avrà un anno di sosta. In Venezia si approfitta dell'occasione per proseguire i lavori di ampliamento della Tura. Sotto gli occhi attenti di Pecchio, Rondina e Settimo Ballucchi, viene costruita una bellissima vasca per simulare la voga di canottaggio oltre a un campo di calcio e di basket. Vengono aperti uffici e palestre e l'organizzazione sarà perfetta. La tura diverrà un vero centro sportivo tra i migliori della Città. Nel 1973, vengono consegnati i nuovi gozzi. In Venezia al nuovo Andrea Sgarallino verranno fatte le “lastre”: pesatura, altezza, lunghezza, distanza tra scalmi, distanza tra sedili ecc. ecc. Con quella barca ci vorrà un altro tipo di voga che bisognerà trovare prima del Palio. La cosa non è semplice nemmeno per le altre cantine. L'unico a trovare la vogata giusta, insieme ad un ottimo equipaggio, sarà impensatamente il Sorgenti che vincerà, dopo una gara accanita con Pontino e Venezia, il suo primo ed unico Palio della sua storia. Passano gli anni, passano i palii, ma sono sempre i rosso-bianchi ad imporre la loro legge fra i rioni labronici. Anche nel 1974, l'armo guidato da Oscare Savi, con a bordo all'ultimo momento il veterano Luigi Suardi, è partito di scatto al colpo di pistola, conducendo la gara in testa dall'inizio alla fine e aggiudicandosi così la decima vittoria del dopoguerra, l'undicesima dal 1926, e portandosi a meno uno dal Borgo Cappuccini. Sono i due rioni che possono cucirsi, secondo l'usanza calcistica, la stelletta simbolo di almeno dieci affermazioni.



Coppa Ilio Barontini del 1969

Il 1975 sarà un anno da dimenticare. Dopo molti rinvii e polemiche a non finire, si decide di far correre il Palio allo Scolmatore. Anche qui le polemiche si riaccendono per stabilire se i timonieri possono o no aiutare i primi remi. La gara sul campo aveva visto la vittoria del Borgo che sarà retrocesso insieme al Venezia, i rosso-bianchi addirittura in quinta posizione, in quanto i rispettivi timonieri, Leonardini per il Borgo e Savi sull'Andrea Sgarallino, avevano aiutato a spingere i remi dei capovoga. Nella Coppa Barontini, essendo un equipaggio di giovani, le cose non vanno bene. Solo quinti. Nel 1976, viene inaugurata ufficialmente la nuova cantina alla presenza di un folto pubblico. Il simbolico nastro è tagliato dal leggendario Attao in compagnia di Lanciotto Savi e Bracci. Insieme alla cantina viene inaugurata la vasca di canottaggio che, grazie a Mauro Brucioni, tanti giovani veneziani, futuri componenti dello Sgarallino, impareranno la voga. In quell'anno il problema principale fu quello di trovare un valido timoniere e, visto che non uscì fuori alcun nome degno del gozzo rosso-bianco, si fece avanti Luigi Suardi. Il forte vogatore si trasformerà in uno dei più validi timonieri del dopoguerra conducendo, come Cesare le sue legioni, l'Andrea Sgarallino a infinite vittorie. Famose furono le lacrime di riottina, suo padre, quando apprese la notizia. Il 1978, vede la nascita della Coppa Risiatori. Ideata e fortemente voluta dalla Sezione Nautica Borgo Cappuccini, con la collaborazione della circoscrizione 6 presieduta dalla Prof.ssa Laura Bandini e finanziata dalla famiglia Neri, la gara, con un percorso di 7.600 metri con partenza dalla Meloria e arrivo alla ex Darsena del Cantiere, vuole ricordare le antiche gesta dei nostri Risiatori. Nella maratona del mare, anche se con molti assenti titolari, l'Andrea Sgarallino subirà la più grande sconfitta della sua storia concludendo all'ottavo posto. E' la priva volta che il Venezia finisce in ultima posizione. Le cose vanno molto meglio nel Palio. Terzi classificati. “Il Palio delle patatine”. Così passerà alla storia la tradizionale regata del 1979. In quell'anno i super favorini furono Ardenza e Borgo che durante gli allenamenti fecero registrare tempi da brividi. I bianco-neri furono talmente sicuri della vittoria che in un intervista dichiararono: “....noi faremo la parte della bistecca, tutti gli altri saranno le patatine”.

Guarda caso vinse il Venezia. I rosso-bianchi, dopo uno stupendo finale si lasceranno dietro Ardenza e Borgo concludendo in 9'34''. La sera stessa, i caroselli di auto veneziane riempirono Borgo Cappuccini di patatine fritte aprendo un'accesa polemica con dirigenti e tifosi bianco-neri. Nella Coppa Barontini sarà il Borgo ad avere la meglio sul Venezia riaccendendo la polemica delle patatine con il pericolo di degenerazione. Per porre fine a tale pericolo, si decide di fare una cena per riappacificare i due rioni. La dirigenza borghigiana è invitata a tavola in cantina dei rosso-bianchi. Sarà uno storico e unico incontro alla Tura aveva visto calpestare il suo suolo, per la prima volta, da dei “nemici”. 1980. Visto il forte attaccamento al suo Venezia e con un carisma che lo ha sempre contraddistinto, Luigi Sardi, dietro alle molteplici pressioni di Pecchio e di tutta la dirigenza, assume la presidenza della Sezione Nautica accollandosi due grosse responsabilità quelle cioè di guidare lo Sgarallino e la cantina. Gigi passerà alla storia anche per questo. In quell'anno il Venezia otterrà un modesto quarto posto al Palio mentre la coppa Risiatori non sarà disputata. Nella gara a cronometro lungo i fossi ci sarà un reclamo del Pontino, prima della disputa, che asserisce che i remi rosso-bianchi non sono regolamentari in quanto più leggeri e concavi. La giuria decide di far partire ugualmente gli equipaggi. Vince il Venezia alla grande ma qualche giorno più tardi verrà squalificato al tavolino accettando il reclamo del Pontino San Marco al quale andrà la vittoria. In realtà i remi furono leggermente scartavetrati per renderli ruvidi. Nel 1981, c'è solo da registrare, e scusate se è poco, la vittoria del Palio Marinaro. Da “La Nazione” La ventesima edizione del Palio è stata una gara a tre ed in cui l'ha spuntata, sul finire, il Venezia che ha così arricchito il suo blasone portandosi a dodici vittorie conseguite. Si è trattato di un esaltante duello fino all'ultima palata fra rosso-bianchi vincitori ed i tradizionali avversari del Pontino San Marco e del Borgo Cappuccini. Negli ultimi 100 metri il Venezia si è trovato avanti di mezza imbarcazione sul Pontino mentre il Borgo, pur restando nella scia, ha visto scemare lentamente, ma progressivamente, le proprie possibilità. Negli ultimissimi metri la lotta si è così ristretta a rosso-bianchi e giallo-rossi e l'entusiasmante rush finale ha visto prevalere i veneziani”. 1982. Più che al Palio si pensa alla Risiatori. E' una gara da sfatare, una gara che ha visto il grande Venezia addirittura all'ultimo posto. L'onta va lavata. In bacheca si lascerà un posto vuoto per quella coppa. Si decide, tutti d'accordo compreso l'allenatore Marconcini, di iniziare gli allenamenti a ottobre dell'anno prima. La risiatori è una gara di fondo, di resistenza, quindi vengono introdotte nuove tecniche e nuovi tipi di allenamento. I risultati ottenuti daranno ragione ai veneziani. La Risiatori di quell'anno si tingerà di rosso e bianco. In una gara perfetta, impeccabile, il Venezia si lascerà dietro due forti equipaggi come il Pontino, secondo classificato, e l'Ardenza terzo. Da contorno faranno un ottimo secondo posto nella Barontini e un terzo posto al Palio Marinaro. Nel 1983, si correrà, per la prima volta, la Barontini in notturna grazie all'impianto di illuminazione messo a disposizione della Compagnia Lavoratori Portuali. Per quella novità, gli spettatori saranno migliaia assiepati in ogni dove lungo il percorso dei fossi. A sorpresa vince il Venezia. Gli anni '80 sono stati per i veneziani molto prolifici agonisticamente, ci saranno molte vittorie, e il famoso detto: sei doppio del Venezia, basti pensare alla doppietta del 1984 (Risiatori e Barontini), all'altra doppietta del 1985 (Barontini e Palio) e la bella coppia del 1986 ( Palio e Barontini), mentre nel 1987 soltanto una Coppa Risiatori. Tutto questo grazie allo stesso equipaggio formato da atleti veneziani. Nel 1985 Canzio Vivaldi e Ivano Salvadori lasciano la carica di allenatore. Al loro posto, nel 1986, entra Vincenzo Raveggi. La classica ciliegina sulla torta arriva nel 1988 quando il mitico Sgarallino entra nella leggenda anche più di Capitan Launaro di Borgo. Toglietevi il cappello gente, passa il Venezia. E' tris. Mai nessuno era arrivato a tanto. Dopo una gara impeccabile nella Risiatori, e un primo posto nella Barontini che soltanto l'Ovo Sodo poteva dare qualche fastidio. La Vittoria del trittico sarà caratterizzata da una delle più belle imprese del Venezia al Palio Marinaro. In un mare agitato da scirocco, e per estrazione costretto a gareggiare in boa 8, quella che nessuno vorrebbe mai avere, lo Sgarallino, con al timone l'inossidabile Maurino Brucioni, sbaraglierà il fortissimo Ovo Sodo, già vincitore del Palio dell'anno passato, andando a vincere con addirittura 9'' di vantaggio sui temuti bianco-gialli. Il rinato “Telegrafo” nel commentare la vittoria titolerà: “Un'impresa per la storia”. Ai rosso-bianchi verrà consegnata la Supercoppa. Nel 1989, Raveggi lascia il Venezia per alcuni disaccordi, con parte dell'equipaggio, sul sistema di voga da lui introdotta. Nello stesso anno e nel 1990, la dirigenza non avrà un allenatore. Ci penseranno gli stessi cantinieri, espertissimi uomini di voga, a dare consigli ai ragazzi. La storica dirigenza, composta da Canzio Vivaldi, Ivo Baldi, Nedo Suardi, Ivano Salvadori, Vittorio Rossi e il presidente Luigi Suardi, decide, nel 1991, di ingaggiare un nuovo allenatore. Si tratta di Silvio Ferrini. Ma non è tutto, promuove un equipaggio giovanile tra cui Federico Suardi figlio del presidente. Dei componenti faranno parte i veterani Massimo Mancini e Fabrizio Pedani. Al timone sarà l'intramontabile Mauro Brucioni. L'equipaggio così formato darà ancora al Venezia una splendida doppietta: primi alla Risiatori e al Palio Marinaro. I tre anni a seguire: '92, '93 '94, saranno anni in ombra. In quel periodo ci saranno problemi seri nel reperire gli atleti e, addirittura, le giovani leve. Le cause sono molteplici: Lavoro, leva militare e lo studio, tutti doveri prioritari per i ragazzi. Intanto, nel 1994 l'allenatore Ferrini lascia il Venezia. Viene contattato il pisano Alessandro Migliaccio il quale, nel 1995, accetta di buon grado di allenare lo storico Venezia. Con lui arriva la sesta coppa Risiatori dove sarà sfatato il tabù del sorpasso all'interno del Molo Novo. Il nuovo allenatore impone la seguente tattica di gara: 33-34 colpi fino ai 2000-2500 metri quindi attacco agli avversari al ritmo di 37- 38 palate al minuto. La tattica funziona. Gli avversari vengono lasciati dietro uno a uno, gli ultimi a cadere sono Pontino e Borgo ma non l'Ovo Sodo che rimane in testa alla regata. Il Venezia si avvicina lentamente ai bianco-gialli che vengono attaccati dal timoniere veneziano Marco Marconcini. Mentre gli uomini di Pessi stanno entrando nel Molo, Marconcini sferra un altro improvviso attacco dentro la curvilinea sorpassando gli sbigottiti avversari. E' fatta. I veneziani vinceranno la più bella Risiatori della storia dando così torto a chi sosteneva che era praticamente impossibile.



Foto di gruppo del 1988 l'anno del "trittico"